giovedì 23 aprile 2015

Me & Tony


Le prime volte, quando andavo al bagno, pensavo che ci fossero i fantasmi. Sentivo che dal gabinetto accanto provenivano i rumori tipici di chi sta facendo “le sue cose”, ma sapevo bene, ero certo anzi, di essere l’unico là dentro. Poi un giorno presi coraggio e mi accorsi che era solo questione di guarnizioni, di perdite d’acqua.
Dapprima la cosa mi rasserenò ma poi iniziai a provare un po’ di tristezza. In fondo non sarebbe stato male avere un po’ di compagnia, condividere il cesso aziendale con dei fantasmi.
Per qualche tempo feci finta di niente, entravo e uscivo senza fermarmi a pensare ad alcunché. Non volevo che la mia mente mi dicesse quanto mi sentivo solo. Srotolavo più carta igienica di quanto ne avessi bisogno solo per darmi qualcosa da fare, per ottenere qualcosa che spostasse la mia attenzione dai gocciolii del gabinetto accanto.
Poi una mattina m’inventai Tony.
Tony era un collega che non avevo mai visto. Uno nuovo. Uno con i baffi e la pancetta da birra. Uno a cui scappava sempre d’andare al cesso proprio quando scappava a me. Lo sentivo fare le “sue cose”, anzi ci sentivamo a vicenda, e alzando le voci al di sopra delle cascatelle d’acqua ci raccontavamo storielle veloci, tipo barzellette, ma basate su fatti realmente accaduti.
Io ne avevo a bizzeffe da raccontare e lui era ben felice di ascoltarle.
La prima volta per rompere il ghiaccio gli dissi di quella volta che il titolare s’infuriò così tanto da non accorgersi dell’assenza della seggiola alle sue spalle. Quella volta che cadde a gambe all’aria sbraitando e io per poco mi strozzai per trattenere le risate.
Cosa che io e Tony non facevamo mai durante le nostre sedute plenarie al gabinetto.
A poco a poco com’è ovvio ci presi gusto ad andare al cesso. Cercavo d’andarci più spesso possibile anche a costo di apparire malato. A volte uscivo dall’ufficio con la faccia rossa e le mani incrociate sulla pancia come se stessi per scoppiare. Camminavo lesto lesto facendo dei passettini da paperella per simulare l’urgenza. Tutti i colleghi ridevano vedendomi passare, ma io ridevo più di loro, al cesso, con Tony.
Andò avanti così per mesi. Un inverno intero. A volte mi capitava di pensare a Tony anche quando me ne stavo nel bagno di casa. Mi chiedevo cosa avrebbe detto Tony se gli avessi riferito la tal cosa oppure preparavo le mie storielle cercando di renderle più interessanti aggiungendo particolari inventati. Io e Tony ce lo meritavamo, col lavoraccio che ci toccava fare tutti i giorni...
Una mattina però arrivai al lavoro e, anziché trovare Tony, nel gabinetto accanto al mio ci trovai l’idraulico. Ci conoscevamo un poco e così mi salutò mentre sostituiva la cassetta dello sciacquone, mentre ammazzava Tony davanti ai miei occhi.
Cieco dalla rabbia allora lo insultai e lo presi a pugni, anzi cercai di farlo. Lui era più grosso, troppo più grosso. In pratica gli feci soltanto il solletico. Lui invece mi colpì sul naso, due volte.
Da allora io e Tony non ci parliamo più stando al cesso, siamo diventati telepatici.

1 commento:

  1. Per far tornare Tony potresti sempre manomettere la cassetta del bagno :D

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