martedì 3 marzo 2015

Le donne nude



Le donne nude sono tre: una mora, una bionda e una via di mezzo: una stinta.
Ogni volta che apro la porta per uscire dal capannone sono lì che mi guardano ammiccanti da calendari che nessuno si prende più la briga di girare, manifestando, di fatto, una certa preferenza.
In quell'angolo è luglio tutto l’anno.
Può essere contemporaneamente marzo e aprile.
Settembre dura almeno da tre anni.
Quelle tre sono lì che raccolgono il sole che sbava dai vetri obliqui del fabbricato, che s’abbronzano a forza di sberle contro il muro, che ingrassano a suon di occhiate e manifestazioni di interesse unte come patatine fritte.


La mora è una tutta d’un pezzo.
Nel senso che sembra ricavata da un unico tronco di faggio. L’effetto ventilatore sui capelli la rende vagamente strega. La faccia è quella di una che ha l’arrosto in forno ma se fotte altamente. Poco raccomandabile, ma molto meglio del temperamatite cromato della Buffetti che mi osserva dal calendario in ufficio.
La bionda è in equilibrio su di uno sgabello.
Sembra un invito a sottoscrivere la polizza infortuni. I piedi non si vedono. Cioè: non si notano, forse non li ha. Forse è piantata a terra come un ombrellone. In compenso ha in faccia una sorrisetto a spicchio, appena visibile: pare la rappresentazione grafica di uno di quei partiti che non raggiungono mai il quorum. Lei comunque ce l’ha messa tutta e si vede.
La stinta è particolare.
Lei è lustra come la vasca dopo il Viakal, ma i capelli sono tipo scopa di saggina. Spaventapasseri style. E’ stesa su un divano doppi saldi e stringe forte forte l’uomo invisibile. Avvicinando lo sguardo si nota che ha la pelle d’oca. Per il cervello ci vorrebbe una lastra ma suppongo sia in coordinato. Nel complesso è la peggio delle tre ma nessuno si prende la briga di farglielo sapere.

Un giorno esco di fretta e un colpo di vento le fa cadere nel piazzale. Tutte e tre.
Le osservo arrotolarsi per via delle folate che spazzano il piazzale. Diventano dei cannoli color carne e prendono il largo. Ho la possibilità di fermare la stinta mettendoci un piede sopra ma tergiverso e lei se ne va. In quel momento entra un camion e mi aspetto che le investa tutte e tre, ma proprio quando sono quasi sotto l’autista inchioda e smonta dal camion. Le tira su una dopo l’altra e mi guarda: “Son tue le donne nude?” chiede.
“No” dico io.
Lui sorride.
Poi le donne nude salgono sul camion e chi si è visto si è visto.

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