mercoledì 18 marzo 2015

Il brodo


Appena al di là della porta scorrevole il grande canalone di merci in offerta speciale. La parte più stretta di un imbuto le cui pareti non sono altro che altissimi bancali pieni zeppi di mercanzie di varia natura e utilità, accatastate l’una sull'altra come enormi tessere di un orrendo Tetris alimentare.
Il brodo di pollo è una di queste, lo leggo dal cartello appeso direttamente al bancale. La scadenza è ravvicinata, per quello. Ma è così tanto che basterebbe a riempire una piscina olimpionica. Ci vedrei bene Giovanni Rana a nuotarci dentro. A Rana, ovviamente.
Rido da solo, appollaiato come un avvoltoio sul manubrio del carrello e per poco non tampono quello che mi sta davanti. “Scusi” dico, ma non mi risponde. Neanche se n’è accorto. Sta riempiendo il carrello di cartoni di brodo. Deve essere un amante. Un ghiottone. O ci deve essere qualche sagra paesana a base di. Brodo. Che poi puoi farci anche il risotto. Sai che buono...



Ritorno in me e riprendo in mano la situazione. La lista della spesa stampata in testa. Passo lesto. Guida decisa ma accorta. Davanti ai sughi pronti mi accorgo d’essere tallonato da una lavapavimenti. Cioè, un lavapavimenti. Non so di preciso.
Il fatto è che non è una delle solite macchine che sembrano mini navi da crociera spinte a mano. No, è più un trattorino tagliaerba, di quelli per i campi da calcio, e lo guida un ragazzo di colore. “Un moro”, come si dice da noi ma nella maniera più benevola e simpatica possibile. Comunque questa lavapavimenti è larga quasi quanto la corsia ed io devo appiattirmi contro le scansie per non finire sotto. Il moro mi guarda e sorride. Io per poco tiro giù una fila intera di sughetti alle vongole ma infine sorrido anche io. Per terra dov’è passata la macchina è leggermente umido. E’ leccato. Volendo ci si possono fare le scivolate. O rompersi i femori.
Io non aspiro a nessuna delle due cose per cui vado a recuperare il carrello al reparto macelleria e me la filo. O meglio, è quello che vorrei. Il moro con la lavapavimenti gigante mi sta alle calcagna. Praticamente vuole cancellarmi. Va bene che indosso il cappello di lana però. Però son pulito. Magari puzzo un po’, però son pulito. Mi butto tutto a destra a ridosso dello scaffale della pasta e mi salvo. Il moro passando mi fa l’occhiolino. Fortuna che gli sto simpatico, sennò...

Visto che son lì faccio scorta di mezze penne. Tre pacchetti. No quattro, meglio. Perché non cinque?...
E rieccolo in fondo alla corsia. Lo precede un rumore da autolavaggio. Come quando mi chiudevo nella Panda dentro al tunnel del lavaggio. Entrava acqua saponata dalle guarnizioni e dai bocchettoni dell’aria del riscaldamento. Accelero il passo.
Poi cambio idea e mi fermo in mezzo alla corsia.
Il moro ingrana la marcia più corta, tartaruga. Si ferma solo a pochi centimetri dai miei piedi: “Scusi devo passare” mi dice in mezzo al frastuono della lavapavimenti.
Per terra vedo allargarsi una pozza d’acqua giallastra.
“Sì” dico: “Ma ce l’hai con me?”.
Lui sorride e sembra tanto Eddie Murphy: “No no, è che hai pestato il brodo, all’entrata”.
Così mi scanso subito e lascio che vada: tanto lo so che ci rivedremo presto.... Prestissimo...

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