mercoledì 15 luglio 2015

Quello strano miracolo


Più che una farmacia sembra un ospedale da campo. I quattro farmacisti in camice bianco al di là del bancone e davanti a loro un battaglione di acciaccati da far invidia a un santuario mariano. Appena entrato c’è da prendere il numeretto e non me ne accorgo fino a che entra qualcun altro, ma alla fin fine non me ne importa. L’aria condizionata miete teste e colli a tutto spiano colla sua falce gelida e insieme t’accarezza facendoti piombare in un sonno glaciale, in una pace totale tutt’altro che immeritata.


Il farmacista numero uno se la sta vedendo con un tizio che ha due tronchi d’albero al posto delle gambe:
“La trovo meglio oggi sa?”
“Dice dottore?”
“Certo. Continui con la crema che le ho dato”
“Sì, però a me le gambe le me fa un male can...”
“Eh, ci vuole tempo. Magari se vuole, le do in aggiunta un antidolorifico per bocca...”
Il farmacista numero due è alle prese con un uomo di colore che non riesce a spiegarsi:
“Io qui. Qui e qua. Vedi?”
“Intende le cicatrici?”
Cica? Tri? Sì.. sì...”
“Vuole una protezione solare?”
Prote? Zion?”
“Della crema. Per il sole...”
“No no sole... Io qui. Qui e qua. Poi qua anche. Vedi?”
Il farmacista numero tre affronta un’emergenza acne di proporzioni interplanetarie.
“Cosa se pol far dottor? Vede?”
“E’ soltanto dell’acne”
“Sì ma paro ‘na stria...”
“Se vuole signora posso darle l’indirizzo di un bravo dermatologo”
“Ma una crema? Un siampoo per il viso? C’è niente? Magari de quela marca là...”
L’ultimo farmacista, il numero quattro, in realtà è una donna ed è in procinto di ascendere al cielo per tutta la pazienza che sta portando da almeno mezzora. Di fronte a lei c’è un vecchietto con una lista di medicinali e unguenti scritta dalla moglie su un pezzettino di carta marrone strappato dal sacchetto del pane.
No lezo mia.. Alcadil, Plaimobil, Energiaizer... E dopo? Sa lezela ela?”
“Guardi a me sembra ci sia scritto Scottes... Non è che ha sbagliato lista?”
“Ma no, ma no. La me daga ‘na scatola de quel là... El me par quelo...”
“Quale scusi? Questo qui?”
“Sì sì...”
“... Sono preservativi ritardanti... Non credo che...”
“Cossa i zè?!?”

Vista da lontano la situazione è tragicomica e soffre anch’essa di qualcosa: di una posizione di stallo che non vuol sbloccarsi. La farmacia va riempiendosi di gente e là davanti non riescono in nessun modo a liquidare quei quattro. Come tanti comincio a valutare l’ipotesi di andarmene e di cambiare farmacia quando tutto ad un tratto la porta fa slam! (cit.883) ed entra il cameriere del bar di fronte tutto trafelato: “Gavìo meso el disco orario? Ghe zè i vigili!!!” esclama seminando immediatamente il panico tra i presenti, soprattutto su quei quattro davanti.
Nel giro di mezzo secondo netto il tizio con le gambe a tronco d’albero si catapulta sul marciapiedi, seguito dall’uomo di colore che già sta gridando qualcosa tipo: “Signor vigile, sono appena arrivato..” e dalla signora coi brufoli, completamente sbiancata in volto al solo sentire la parola vigile.
Alla spicciolata se ne vanno anche molte delle persone in attesa. L’unico a non smuoversi di un millimetro è il vecchietto: “Saè suceso?”.
La farmacista allora lo prende per il braccio e accompagnatolo alla porta gli mostra il vigile con il libretto delle contravvenzioni aperto.
“Maria santissima...” dice il vecchietto attraversando la strada come uno stambecco accecato dal sole.

Io, per conto mio, osservo tutta la scena tranquillo e divertito perché sono in bicicletta e per quella non c’è disco orario che tenga. Con calma mi avvicino al bancone, pago le mie aspirine effervescenti e me ne vado, ringraziando il cielo per quello strano miracolo. 

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