Sono di fretta. Lo sono sempre più spesso. Dopo lavoro devo sempre correre da qualche parte. A volte non capisco neanche tanto bene perché. Stasera sono di fretta perché ho scordato di comperare le stelle filanti per la festa dell’asilo così mentre guido penso alla soluzione migliore, ad un posto comodo e veloce dove fermarmi a comperare un paio di rotoli multicolor. Mentre mi divincolo con disinvoltura nel traffico della sera rammento con orrore di non avere nemmeno un euro di contante nel portafogli. Al massimo ho qualche centesimo brutto e perennemente incazzato in un angolo del portamonete. Mi succede sempre più spesso. Pago quasi tutto con il bancomat. Quasi.
Così il livello di
difficoltà aumenta perché devo trovare un supermercato che abbia un bancomat
nelle vicinanze. O il contrario. Sembra facile, probabilmente lo è, ma dopo una
giornata di lavoro non si è poi tanto lucidi. Tuttavia, superando una Fiat Uno
bianca con due suore a bordo ho l’illuminazione. Alla rotatoria vado a destra. Allo
stop a sinistra. Cinquecento metri ed entro nel parcheggio a destra. E’ un
supermercato di medie dimensioni e non ci entro da almeno cinque anni. Chissà
se è sempre quello. Caro come allora.
Mi infilo nel
parcheggio e come un’aquila mi fiondo nel primo posto libero a fianco ad una
Lancia Delta grigia, non integrale. Delta e basta. Scendendo butto l’occhio
dentro alla Lancia e noto un casino primordiale. Sedili sfondati e rifoderati
con diverse stoffe fantasia hawaiana. Incrostazioni di terra sui tappetini di
gomma. Sembra l’interno di un trattore. Un’auto che ha perso per strada quasi
tutta la sua dignità.
Dirigendomi allo
sportello bancomat provo ad immaginarmi il proprietario e subito mi viene in
mente un marcantonio senegalese con la testa a palla da biliardo e due spalle
che sembrano il ponte di Brooklyn. Però mi vergogno subito e ricaccio indietro
il pensiero cercando di concentrarmi sul tastierino del bancomat. Un minuto
dopo ho settanta euro in mano e può cominciare l’operazione stelle filanti.
Entro nel supermercato
come una testa di cuoio in una banca dov’è in corso una rapina con ostaggi. Non
aspetto neppure che la porta scorrevole si sia aperta del tutto. Passo lungo,
sguardo fisso nel vuoto, vengo subito trafitto dal profumo pungente di prosciutto
crudo appena affettato. E’ come beccarsi una coltellata nello stomaco. Sono a
secco da mezzodì. Barcollo inebetito tra gli scaffali cercando di avanzare ma
pochi passi più avanti, più o meno al reparto bibite, devo appoggiarmi ad una
catasta di Vernel in offerta speciale per non stramazzare al suolo. E’ solo un
attimo. Grazie all’essenza lavanda del Vernel la sbornia da prosciutto crudo mi
passa subito e due minuti dopo sono già alle casse con i miei due rotoli di
stelle filanti multicolor. Sono le diciassette e diciassette: “Missione
compiuta” penso, ma non ho fatto i conti con la cassiera.
Davanti ho due clienti
con al massimo una ventina di pezzi ciascuno ma la fila non sembra avanzare. Il
primo cliente è una donnina rachitica che quasi non arriva al nastro
trasportatore. Dietro di lei ci sono due coniugi di una certa età. Due
vecchietti che sembrano scambiarsi sguardi di intesa alla Bonnie e Clyde, ma
più teneri. Molto più teneri, quasi molli.
La commessa invece
sembra uscita dagli anni sessanta. Indossa occhiali di tartaruga, un camice
panna coi bordi verde pino e passa la merce sul lettore dei codici a barre con
una lentezza da guinness dei primati e senza mai abbassare di un solo
millimetro la testa dall'ingresso del supermercato. Le manca di masticare un
chewing-gum a bocca aperta e poi c’è tutto.
Lì impalato, con i due
rotolini di stelle filanti in mano, ho la percezione di essere finito in una
specie di bolla spazio-temporale dove le lancette corrono in avanti il doppio
rispetto al normale ma i movimenti delle persone che mi stanno attorno sono
rallentanti di dieci volte. Tutto sembra imballato. Attorno al sottoscritto
soltanto mummie e animali imbalsamati.
Basta un attimo di
tutto questo per farmi precipitare nella disperazione più nera: “Allora è
questo” mi dico: “E’ questo che si prova quando si muore davvero!”, ma basta
questo pensiero per rimettere in moto la realtà, per ridare slancio alla vita.
Alzo la testa e vedo
che i due coniugi hanno quasi finito. La donna sta insacchettando la spesa
mentre il marito si affanna in cerca di monetine nel portafoglio. Sento la
commessa ripetere: “Sessantun centesimi” e vedo l’uomo rovistare tremante nello
scomparto del portamonete. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, vedo le
dita del vecchietto riemergere stringendo una monetina da un centesimo. Lo
guardo in faccia e lo vedo sorridente. Le guance rossicce, il naso arricciato
e gli occhi fissi sulla moglie: e’ il ritratto della felicità e mentre li vedo
allontanarsi sotto braccio formulo un nuovo pensiero: “Allora è questo” mi
dico: “E’ questo che si prova quando si vive davvero!”.
Pago le stelle filanti
frustando con gli occhi la cassiera e prendo di volato l’uscita del
supermercato, soddisfatto. Quando arrivo all'auto vedo di nuovo i due coniugi.
Lui sta aprendo la portiera dell’auto per sua moglie. L’auto è la vecchia
Lancia Delta grigia, non integrale. Delta e basta.
Nessun commento:
Posta un commento