Più che una farmacia sembra un ospedale da campo. I quattro
farmacisti in camice bianco al di là del bancone e davanti a loro un
battaglione di acciaccati da far invidia a un santuario mariano. Appena entrato
c’è da prendere il numeretto e non me ne accorgo fino a che entra qualcun
altro, ma alla fin fine non me ne importa. L’aria condizionata miete teste e
colli a tutto spiano colla sua falce gelida e insieme t’accarezza facendoti
piombare in un sonno glaciale, in una pace totale tutt’altro che immeritata.
Il farmacista numero uno se la sta vedendo con un tizio che
ha due tronchi d’albero al posto delle gambe:
“La trovo meglio oggi sa?”
“Dice dottore?”
“Certo. Continui con la crema che le ho dato”
“Sì, però a me le gambe le
me fa un male can...”
“Eh, ci vuole tempo. Magari se vuole, le do in aggiunta un
antidolorifico per bocca...”
Il farmacista numero due è alle prese con un uomo di colore
che non riesce a spiegarsi:
“Io qui. Qui e qua. Vedi?”
“Intende le cicatrici?”
“Cica? Tri? Sì..
sì...”
“Vuole una protezione solare?”
“Prote? Zion?”
“Della crema. Per il sole...”
“No no sole... Io qui. Qui e qua. Poi qua anche. Vedi?”
Il farmacista numero tre affronta un’emergenza acne di
proporzioni interplanetarie.
“Cosa se pol far
dottor? Vede?”
“E’ soltanto dell’acne”
“Sì ma paro ‘na stria...”
“Se vuole signora posso darle l’indirizzo di un bravo
dermatologo”
“Ma una crema? Un siampoo
per il viso? C’è niente? Magari de quela
marca là...”
L’ultimo farmacista, il numero quattro, in realtà è una
donna ed è in procinto di ascendere al cielo per tutta la pazienza che sta
portando da almeno mezzora. Di fronte a lei c’è un vecchietto con una lista di
medicinali e unguenti scritta dalla moglie su un pezzettino di carta marrone
strappato dal sacchetto del pane.
“No lezo mia..
Alcadil, Plaimobil, Energiaizer... E dopo? Sa lezela ela?”
“Guardi a me sembra ci sia scritto Scottes... Non è che ha
sbagliato lista?”
“Ma no, ma no. La me
daga ‘na scatola de quel là... El me
par quelo...”
“Quale scusi? Questo qui?”
“Sì sì...”
“... Sono preservativi ritardanti... Non credo che...”
“Cossa i zè?!?”
Vista da lontano la situazione è tragicomica e soffre anch’essa
di qualcosa: di una posizione di stallo che non vuol sbloccarsi. La farmacia va
riempiendosi di gente e là davanti non riescono in nessun modo a liquidare quei
quattro. Come tanti comincio a valutare l’ipotesi di andarmene e di cambiare
farmacia quando tutto ad un tratto la
porta fa slam! (cit.883) ed entra
il cameriere del bar di fronte tutto trafelato: “Gavìo meso el disco orario? Ghe zè i vigili!!!” esclama seminando
immediatamente il panico tra i presenti, soprattutto su quei quattro davanti.
Nel giro di mezzo secondo netto il tizio con le gambe a
tronco d’albero si catapulta sul marciapiedi, seguito dall’uomo di colore che
già sta gridando qualcosa tipo: “Signor vigile, sono appena arrivato..” e dalla
signora coi brufoli, completamente sbiancata in volto al solo sentire la parola
vigile.
Alla spicciolata se ne vanno anche molte delle persone in
attesa. L’unico a non smuoversi di un millimetro è il vecchietto: “Saè suceso?”.
La farmacista allora lo prende per il braccio e
accompagnatolo alla porta gli mostra il vigile con il libretto delle contravvenzioni
aperto.
“Maria santissima...” dice il vecchietto attraversando la
strada come uno stambecco accecato dal sole.
Io, per conto mio, osservo tutta la scena tranquillo e
divertito perché sono in bicicletta e per quella non c’è disco orario che
tenga. Con calma mi avvicino al bancone, pago le mie aspirine effervescenti e
me ne vado, ringraziando il cielo per quello strano miracolo.
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