Più che una farmacia sembra un ospedale da campo. I quattro
farmacisti in camice bianco al di là del bancone e davanti a loro un
battaglione di acciaccati da far invidia a un santuario mariano. Appena entrato
c’è da prendere il numeretto e non me ne accorgo fino a che entra qualcun
altro, ma alla fin fine non me ne importa. L’aria condizionata miete teste e
colli a tutto spiano colla sua falce gelida e insieme t’accarezza facendoti
piombare in un sonno glaciale, in una pace totale tutt’altro che immeritata.
mercoledì 15 luglio 2015
lunedì 6 luglio 2015
Verso tutti
Il laghetto ritratto nelle cartoline è uno specchio color smeraldo che potrebbe benissimo abbagliare un automobilista al volante su Marte. Le sue rive sono due labbra sottili sporche di sole, di cielo primaverile e del verde acceso dei sempreverdi. Dalla veduta aerea gli alberi sembrano spingersi l’un l’altro verso l’acqua presidiando il bordo del laghetto come dei bagnanti rannicchiati pronti a tuffarsi. In mezzo allo specchio d’acqua un antico santuario si sporge a sua volta da un isolotto che è poco più di uno scoglio, una specie di picco che emerge solitario dalle acque come un dente grigio e verde.
Il laghetto fuori dell’abitacolo è una nuvola a livello del terreno che spruzza pioggia lateralmente come un autolavaggio. Io e la famiglia ci guardiamo, guardiamo in nostri k-way sgargianti e poi apriamo le portiere inzuppando i piedi nella melma grigia del parcheggio. Il vento ci accoglie scoperchiando i cappucci sulle nostre teste e sferzando l’unico ombrello che abbiamo: quel minuscolo e inutile avanzo d’auto, del quale ci si ricorda sempre e solo in condizioni estreme, come queste.
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