martedì 19 maggio 2015

Il cous-cous


Tempo fa ho messo in vendita su internet una vecchia macchina da cucire e poi, complice il fatto che nessuno s’è mai fatto avanti, me ne sono completamente scordato. 
Fino a ieri sera.
Ieri sera, ore sette e trenta spaccate, ero ai fornelli alle prese col primo cous-cous della mia vita. Stavo facendo soffriggere il peperoncino, saltando le verdure, aspettando che l’acqua bollisse e contemporaneamente leggendo una ricetta online dal tablet, pericolosamente acceso a pochi centimetri dalle padelle roventi. 
I bambini intanto giocavano a su e giù con l’audio della tele e nelle pause si davano delle belle “telecomandate” tipo clava/uomo delle caverne sulla testa da bravi fratellini, mentre la governante, che non ho mai avuto e mai avrò, era fuori a sbrigare delle importanti commissioni in paese...

Quand’ecco che, come da tradizione, proprio nel bel mezzo della tempesta casalinga mi suona il cellulare. Di riflesso mi allungo subito sul tavolo cercando di non gocciolare olio piccante in giro per il fornello e nell’afferrare il telefono mi accorgo che si tratta di un numero sconosciuto. 
Potrei fregarmene ma come sempre non ci riesco.
“Pronto?” dico parlando sopra al peperoncino sfregolante. 
“Pronto, buonasera lei”
“Buonasera” dico e intanto do una bastonata alle verdurine ribelli.
“Io chiama per macchina da cucire” dice la voce maschile dall’altra parte della cornetta. 

Ha un forte accento francese mischiato a un tono della voce che fa molto nord Africa. 
Mi immagino un tunisino o un algerino. Un marocchino, anche quello va bene.
Ci metto un po’ a ricordarmi della macchina da cucire e intanto il tablet va in stand-by facendo scomparire dalla mia vista la ricetta del cous-cous.

“Ah sì...” dico: “La macchina da cucire! Interessa?”
“Io sì” dice l’uomo: “Però io volevo sapere: quanto grande?”
Finché cerco di raccapezzarmi sulle dimensioni di una cosa che non vedo da almeno un anno, l’acqua comincia a bollire e penso: “Cazzarola, è il momento del cous-cous!!!” 
“Normale” gli dico un po’ di getto e  un po’ tanto nel panico culinario.
“Normale? No grande?” chiede lui senza darmi un attimo di tregua.
“Grande? Intendi di quelle industriali?” gli domando e intanto butto giù il cous-cous alla cieca, ormai nella disperazione più totale.
“Sì quelle...” dice lui.
“Eh no...” faccio io di getto e dato che a quanto pare la trattativa ormai è andata a monte provo a sganciarmi e a salvare la cena.
“Beh mi dispiace, grazie lo stesso” dico, ma lui è ancora fermo al concetto precedente.
“No industriale?”
“No!” dico brusco e poi guardando preoccupato la poltiglia gialla nella padella aggiungo: “Senti, scusa,  non è che mi sapresti dire come deve venire il cous-cous?”
Però è troppo tardi, il nord africano non c’è più.
Avevo l’esperto al telefono e me lo sono fatto scappare.

Pazienza, sarà buono lo stesso. 

Nessun commento:

Posta un commento