giovedì 22 maggio 2014

La fesa

Al banco dei salumi si serve il numero 43.
O meglio, la numero 43: una donnetta in camiciola con i capelli in rivolta.
La commessa si gira e la guarda con lo stesso interesse con il quale fissa le olive sotto sale.
“Prego” dice, ma non è la verità.
La donnetta allora si spalma tutta sul vetro del bancone e allunga il dito in perfetto stile E.T.
“Della Fesa. Mi dia della Fesa di tacchino” ordina.
Al che la commessa ha un attimo di smarrimento. Sembra non ricordare dove l’ha vista l’ultima volta: “La Fesa... La Fesa... Vediamo...” pensa fra sé, mascherando l’imbarazzo con un balletto ai piedi del salame ungherese.
Infine ricorda. Ricorda e agguanta il mattone giusto, quello rosa, color pelle umana.
Lo posiziona sull’affettatrice e poi si volta: “Quanto gliene faccio signora?” domanda alla prima faccia che le capita a tiro: un vecchietto tutto intento a decifrare la sua stessa calligrafia su un foglietto macchiato d’unto e saliva.
“Due etti, tagliata sottile...” annuncia la donnetta ritornata verticale: “Ma che resti “in fetta” mi raccomando!” aggiunge poi cercando inutilmente consensi tra il pubblico.

L’unica cosa che ottiene è di far montare i nervi alla commessa che in verità pare predisposta geneticamente all’incazzatura. Un tantino imballata si volta verso i clienti con una faccia alla Kathy Bates in Misery non deve morire. E’ terrificante.
Un bambino in prima fila incrocia lo sguardo assassino e poveretto si piscia subito addosso tutto il Belthé che ha in vescica con il padre, lì a fianco, che dissimula il guaio improvvisando un “Gesù cammina sulle acque” del laghetto giallo e in piena espansione.
“Guardi che non è possibile” sostiene la commessa: “Se la taglio sottile la fetta si sfalda, è nomale”.
La donnina però ha fatto in tempo a buttare i timpani: “La Fesa la voglio in fetta, sennò non me la mangiano...”
Al che la commessa prende su tutti i suoi chili di troppo e lascia la postazione brandendo una pinza dalla quale penzola qualcosa che somiglia tanto ad una mascella sudata. “Veda...” dice avanzando minacciosa verso la donnetta: “Veda se le va bene così...” aggiunge e sventolando la finta mascella a brandelli a mo’ di bandiera fa rivoltare un bel po’ di stomaci.

Neanche un minuto dopo la donnetta è in cassa con della Fesa di tacchino che non mangerà nessuno. 


Kathy Bates  in Misery non deve morire


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