mercoledì 25 marzo 2015

Il sabotatore



Per accedere alla corsia delle uova di Pasqua ci vorrebbero gli occhiali da saldatore. Tutta quella carta argentata, tutto quell’oro, tutti quei nastri colorati che catturano la luce dai neon e te la sparano negli occhi: è roba da discoteca, non certo da supermercato. Io sono lì che mi sfrego gli occhi da un buon dieci minuti cercando tra i tanti l’uovo giusto per i miei pargoletti: cioccolata di qualità, sorpresa decente e prezzo accessibile, in pratica è un miraggio ed io mi sto giocando la vista per sempre.

Poi d’un tratto proprio quando mi son deciso per l’uovo delle Tartarughe ninja ecco che qualcosa mi sovrasta, un’ombra si allunga su di me e sugli scaffali annullando il potere catarifrangente delle uova. Mi volto subito e vedo un omaccione con i baffi che mi supera in altezza di una spanna. Indossa dei pantaloni larghi, una t-shirt e un gilet completamente blu. In testa ha un cappellino a visiera sempre di colore blu ma con uno stemma giallo in rilievo. E’ armato di pistola e sfollagente.
E’ il guardiano di turno al supermercato.
“Salve” gli dico.
“Salve” mi fa lui senza schiodarsi di mezzo millimetro dalle mie spalle.
Il suo alito al gusto tic-tac arancia mischiato al dopobarba Denim agisce su di me come un potente narcotico. Torno a guardare inebetito le uova cercando di dissimulare il disagio ma non ce la faccio.

mercoledì 18 marzo 2015

Il brodo


Appena al di là della porta scorrevole il grande canalone di merci in offerta speciale. La parte più stretta di un imbuto le cui pareti non sono altro che altissimi bancali pieni zeppi di mercanzie di varia natura e utilità, accatastate l’una sull'altra come enormi tessere di un orrendo Tetris alimentare.
Il brodo di pollo è una di queste, lo leggo dal cartello appeso direttamente al bancale. La scadenza è ravvicinata, per quello. Ma è così tanto che basterebbe a riempire una piscina olimpionica. Ci vedrei bene Giovanni Rana a nuotarci dentro. A Rana, ovviamente.
Rido da solo, appollaiato come un avvoltoio sul manubrio del carrello e per poco non tampono quello che mi sta davanti. “Scusi” dico, ma non mi risponde. Neanche se n’è accorto. Sta riempiendo il carrello di cartoni di brodo. Deve essere un amante. Un ghiottone. O ci deve essere qualche sagra paesana a base di. Brodo. Che poi puoi farci anche il risotto. Sai che buono...

mercoledì 11 marzo 2015

La vincita



E’ sera solo perché lo dice l’orologio. Fuori è ancora chiaro. Il cielo è retroilluminato da un sole che si nasconde oltre le colline. Scendendo dall’auto sento la puntura fredda dell’aria sul collo e cerco di difendermi alzando il bavero della giacca e incassando la testa nelle spalle. 
Così, a tartaruga, mi dirigo al bancomat. Il parcheggio antistante la banca è stranamente deserto. Gli impiegati sono già tutti usciti e la mia è l’unica auto a presidiare la zona. Guardo a destra e subito dopo a sinistra. Due donne imbacuccate vengono avanti parlando forte in una lingua diversa dalla mia. Penso sia francese, ma non ci scommetterei troppo. Digito il codice pin senza guardare i numeri e al momento opportuno scelgo la cifra di cui necessito. Di ricevute non ne ho bisogno così un attimo dopo ho di nuovo il mio bancomat e un mazzetto di banconote che sembrano inamidate. 

martedì 3 marzo 2015

Le donne nude



Le donne nude sono tre: una mora, una bionda e una via di mezzo: una stinta.
Ogni volta che apro la porta per uscire dal capannone sono lì che mi guardano ammiccanti da calendari che nessuno si prende più la briga di girare, manifestando, di fatto, una certa preferenza.
In quell'angolo è luglio tutto l’anno.
Può essere contemporaneamente marzo e aprile.
Settembre dura almeno da tre anni.
Quelle tre sono lì che raccolgono il sole che sbava dai vetri obliqui del fabbricato, che s’abbronzano a forza di sberle contro il muro, che ingrassano a suon di occhiate e manifestazioni di interesse unte come patatine fritte.